Sinossi

Il romanzo si svolge a Firenze, città natale dell’autore e in una parte nascosta del “mondo”. Adamo ne è il protagonista. Quarantenne, in crisi coniugale dopo la nascita di una splendida figlia, si trova catapultato all’improvviso in una realtà completamente diversa, dove viene messo a dura prova il suo amore indissolubile, ormai ritenuto unico, verso il proprio cane Spillo. “Per lui quello non era un cane, un amico, un figlio. Spillo era la parte più importante di sé stesso, una sua costola, un frammento del suo cuore.” Questi sono i sentimenti di Adamo per quella bestiola, ampiamente ricambiati. Ma il destino lo sottoporrà ad una prova crudele e senza appello, dagli esiti della quale non potrà tornare indietro, perché nella vita, talvolta, ci viene imposta una scelta senza che noi lo chiediamo, contro la nostra stessa volontà.
Saprà allora fare la scelta giusta? E quell’antico anello dal rubino rosso… è un’invenzione, un sogno, o è tutto reale, tutto è davvero accaduto?

Tratto dal libro.....

“Non c’è luce in quegli occhi”, pensava, guardando fisso la ragazza magra.
Nessuna nota di colore nel volto e neppure un lievissimo accenno di vitalità. La luce radente e nuova dell’aurora male si addiceva a quell’immagine così priva di qualsiasi volontà di reazione. La osservava attentamente, a momenti inclinando a destra o a sinistra la testa, per scrutare bene i dettagli del lungo collo, delle mani curate, del piccolo naso su un volto incorniciato da lunghi capelli biondo-grano. Ma poi tornava sempre con lo sguardo agli occhi. Occhi fissi su un punto in lontananza verso cui lui non notava niente di niente. Il loro colore ceruleo era in tono perfetto con il vestitino estivo che la ragazza indossava. I piedi erano nudi e stranamente puliti in quel pantano di valle. Notò, solo dopo un po’, che stava di nuovo piovendo e cercò di coprirla con il suo giaccone impermeabile. Provò a parlarle, come ormai aveva fatto troppe volte e sempre senza il successo di una risposta, né di un nemmeno flebile sussurro. Non sapeva cosa fare. Era diviso fra chiamare un’ambulanza, la polizia, un amico o forse sua moglie. Ma in tutti i casi ci sarebbero stati interrogatori, gli avrebbero chiesto che ci faceva lì a quell’ora, in quella vallata pantanosa e soprattutto che c’entrava lui con quella ragazza vestita da estate in una fredda mattina di marzo. Certo avrebbe risposto la verità, che lui non c’entrava proprio niente, che non l’aveva mai vista prima e che in quel posto c’era andato solo per caso. Già, per caso. Solo per fuggire dal fallimento della sua vita e perché si era messo a girare in auto come un matto di notte e dopo aver bevuto decisamente troppo. Non ricordava neppure dove aveva fermato l’auto e allora si rese conto che chiunque avesse ricevuto la sua chiamata di soccorso non sarebbe mai riuscito a trovarli perché non aveva alcun dato per indirizzarli da loro. In realtà anche lui non sapeva dove si trovava. Che fare? 

Quella ragazza, così vestita, rischiava l’ipotermia ed era un miracolo che fosse ancora viva. La coprì meglio con il suo giaccone, la massaggiò con veemenza per procurarle un minimo tepore, poi capì che non era quella la strada da seguire. Non aveva idea se nella zona vi fossero ripari ma doveva assolutamente trovarne uno o sarebbe stato un grosso problema per entrambi. Fu allora che, guardando in tutte le direzioni, in quella fanghiglia dove era capitato, notò una cosa che lo fece trasalire. Nessuna impronta, oltre le sue, era presente sul terreno. Come c’era arrivata fino lì la ragazza? Vedendole poco prima i piedi puliti, aveva pensato che qualcuno l’avesse mollata lì dopo essersela portata in braccio. Era esile, niente di più facile, aveva pensato. Ma come c’era arrivato il delinquente? Guardò e riguardò, con sempre maggiore attenzione e con fare da detective, anche se la sua disattenzione proverbiale non avrebbe favorito il compito. Provò addirittura a confrontare le impronte esistenti facendone una nuova e perfetta con i suoi scarponi da trekking, ben calcandoci sopra e togliendo con attenzione il peso per non rovinarla minimamente. Niente da fare… le uniche impronte nella zona erano le sue. La sua mente cominciava a dare in escandescenze.